Se seguite i media italiani, soprattutto quelli asserviti alla propaganda del regime, avrete notato come siano diventate sempre più ridondanti le notizie che incensano l’attuale governo e quello precedente per i straordinari risultati raggiunti in termini di crescita economica. Quest’anno infatti l’Italia cresce con vigore e propulsione degna di qualsiasi economia avanzata in buona salute. Sul fatto che l’Italia cresce in termini quantitativi non vi è dubbio, il PIL infatti per quest’anno è stimato a consuntivo a 1.4% addirittura qualcosa di più di quello che era previsto ad inizio anno. Merito ovviamente dei vari Renzi, Padoan e Gentiloni, ma soprattutto delle varie riforme strutturali che sono state fatte in questi ultimi tre anni. Se invece analizzate questo dato in ottica aggregata sui dati macro europei emergerà un’amara sorpresa. L’Italia è penultima nella classifica europea in termini di crescita, appena poco sopra il dato, anch’esso positivo, della Grecia con il suo modesto 1.2%. Al terzultimo posto si posiziona la Francia con un 1.5%, e salendo incontriamo la teutonica Germania con 1.9% situata comunque nella prima terza parte in basso della classifica. Ai vertici invece si collocano tra le prime posizioni a pari merito, Malta e Slovenia rispettivamente con un 3.9% di crescita del PIL nel 2017: regina indiscussa rimane l’Irlanda con il suo 4.3%. Persino la Spagna se la passa meglio di Francia e Italia, collocandosi nella parte bassa della prima terza parte alta della classifica con il suo 3.0%. La lettura di questi dati appare pertanto impietosa per il nostro paese decisamente ai margini della propulsione economica complessiva di tutta l’Unione Europea.
Se dopo analizziamo questa performance all’interno di un cluster temporale scopriamo che ci vorranno almeno altri sette anni per ritornare ai livelli di PIL reale antecedenti l’inizio della crisi finanziaria 2007/2008. Significa che nonostante gli aiuti, le reti di protezione finanziaria, l’espansione monetaria, lo scudo anti-spread e tutto quello che ha contraddistinto le cronache finanziarie di questi ultimi otto anni, non siamo riusciti a riportare il Paese alla grandezza economica espressa quantitativamente in termini reali dal PIL di quegli anni. Per il 2025 si stima ci riallinieremo a quei livelli del passato. Attenzione che la Germania lo ha fatto nel 2011 e la Francia nel 2013, mentra la Spagna raggiungerà la trigger line per il 2020. Insomma solo gli italiani fanno festa e gongolano in questo momento per un risultato di previsione economica decisamente aberrante che dovrebbe mettere in discussione tutta la politica fiscale e sociale implementate recentemente. Dalla dipartita di Berlusconi nel 2011, il debito pubblico italiano è passato da 1.950 miliardi di euro ai quasi 2.300 miliardi in appena sei anni, il parlamento è stato imballato a legiferare su questioni secondarie se non addirittura patetiche, derubricando le priorità reali del nostro Paese, mentre l’esecutivo, nelle sue tre precedenti varianti, ha sempre governato facendo ricorso al sistematico deficit di bilancio o decreti ad hoc, emanati per arginare l’emergenza improvvisa di turno ogni qualvolta questa si fosse presentata.
In parallelo abbiamo assistito all’intensificarsi dei flussi di emigrazioni dei nostri connazionali alla ricerca di un nuovo percorso di vita: questa volta non se ne sono andati solo i laureati ed i pensionati, ma anche i piccoli imprenditori, i professionisti, i managers ed i cinquantenni. Solo nel 2016 abbiamo avuto oltre 260.000 connazionali che hanno detto addio italia, mollo tutto: non rimango qui ad aspettare che arrivi il nuovo Messia. In cambio abbiamo importato 180.000 risorse dall’Africa (solo nel 2016), che necessitano di tutto: casa, lavoro, formazione, apprendimento della lingua italiana e cure mediche, senza dimenticare il sostegno finanziario continuo a goccia per i prossimi anni che gli sarà dovuto, il cui costo annuo è più che doppio rispetto agli oneri dei tanto denigrati organi costituzionali. In ogni caso il Paese ha un deficit demografico negativo che stravolge l’essenza del fenomeno Migration Replacement voluto dall’ONU (di cui vi consiglio una profonda analisi, perchè sarà la vostra condanna a morte socioeconomica nei prossimi anni). Quando rientro in Italia solitamente mi soffermo anche a rivisitare i luoghi della mia infanzia ed adolescenza per rendermi conto di come sono cambiati e come stanno soprattutto cambiando. Ormai si perdono nella notte dei tempi i cartelli di vendesi o affittasi che incontro girando su molte cittadine di provincia. Negozi ed esercizi commerciali un tempo fiorenti sono letteralmente scomparsi assieme alle speranze dei loro proprietari. Attenzione non si tratta del solo effetto Amazon, sono le conseguenze endogene di un territorio che si sta impoverendo e tribalizzando inesorabilmente senza che se ne possa invertire la marcia.
L’immobile si è trasformato nell’incubo italiano, se non in un vero e proprio dramma sociale: l’incapacità di rendere liquidi alcuni asset immobiliari (appartamenti, villette indipendenti e fabbricati artigianali o industriali) produce di fatto un effetto povertà indotta. Che te ne fai di un appartamento se non lo puoi mettere a reddito perchè nessun italiano autoctone di buon senso vorrebbe viverci visto il deterioramento sociale del suo hinterland circostante. Che te ne fai di una casa di campagna che sostanzialmente non ha mercato, perchè nessuno è disposto ad acquistarla. Molti vorrebbero andarsene, unirsi alle fila degli emigranti in uscita, ma non possono perchè aspettano di liquidare questo patrimonio tangibile. Non parliamo di chi si è rovinato la vita per aver investito quasi tutto in un’abitazione sarcofago alla Tutankamen in contesti residenziali ormai compromessi per la contiguità con le etnie africane o per il deterioramento economico del tessuto imprenditoriale. Ad un certo punto si deve avere il coraggio di porsi la domanda e darsi una risposta: fino a quanto siete disposti a resistere ? Quale sarà la vostra trigger line: l’haircut sulle pensioni, la privatizzazione di numerosi servizi di welfare ed assistenza medica, l’intrusione in casa vostra di una banda di nigeriani alla ricerca di denaro facile, la necessità di assoldare servizi di vigilanza e guardiania armata per difendere la tua proprietà e la serenità della tua famiglia, questo scenario in dottrina è stato denominato la messicanizzazione della società italiana oppure ti accontenti di una vera patrimoniale imposta questa volta da Bruxelles ? Per il 2018 si parla di tempesta finanziaria in arrivo in Italia, nella consapevolezza che il quadro macroeconomico reso favorevole da una politica monetaria molto espansiva è destinato presto a ridimensionarsi per l’Italia: sei pronto ad un nuovo governo tecnico questa volta credibile e supportato da una maggioranza allargata ?