Mi verrebbe da dire take the money and run away (prendi i soldi e scappa) ma per la maggior parte dei piccoli risparmiatori è ormai troppo tardi, i tempi stretti ed i meccanismi interni di salvataggio bancario (leggasi bail-in) non danno molto spazio e tempo per nuove strategie operative. L’esito del referendum greco del 5 Luglio ha spiazzato tutti, le proiezioni davano tutt’altro tipo di risultato, in tal senso i mercati finanziari ne hanno accusato il colpo nelle sedute successive. Ora la telenovela greca ci porterà al 12 Luglio quello che sarà il redde rationem ovvero il take it or leave it in sostanza l’ultimatum europeo. In questi primi giorni di settimana si alternano i commenti ed i propositi dei vari capi di stato sulla necessità di arrivare ad un accordo sostenibile entro questa domenica. Lo si diceva anche un mese fa. Proprio questo è il punto: non si doveva arrivare a questo punto. L’impianto sovranazionale europeo ha sottostimato ancora una volta alcune criticità interne e queste ora rischiano di condurci verso il più grande shock finanziario degli ultimi cento anni. Si dice che in questi casi vince il buon senso, la pacatezza, la visione di un tutto unito, integro ed in armonia ma può capitare occasionalmente che anche questi schemi mentali vengano compromessi al di là di tutti i migliori propositi.
I mercati e gli operatori istituzionali ne sono oggi consapevoli, vivono sempre aggrappati a quella speranza che all’ultimo minuto si farà il miracolo ed arriverà l’accordo Salva Grecia e Salva Euro. Tuttavia questa volta sappiamo che ci siamo spinti oltre ed il prossimo Lunedi (fatalità 13 Luglio) potrebbe sancire l’inizio della fine. La fine di quella serenità finanziaria che abbiamo ritrovato nei gli ultimi sette anni grazie a varie droghe artificiali. La fine dell’euro e di quello che avrebbe dovuto rappresentare. L’ipotesi Grexit in tal caso sarebbe una tangibile dimostrazione che la moneta unica non è un progetto irreversibile e creerebbe i presupposti per le successive detonazioni attese in tutta Europa. A Ottobre si vota per le politiche in Spagna con Podemos destinato a diventare il primo partito. Nel 2016 si vota in Francia e forse si rivoterà anche in Italia. Nel 2017 il Regnio Unito sarà chiamato al referendum per uscire dall’Unione Europea. Chi sta leggendo deve deve essere consapevole che l’ipotesi Grexit è quella più verosimile a meno di straordinari cambi di scena che avrebbero dovuti esserci molto tempo prima. La Grecia a quel punto ricorderà per decenni la settimana 05/12 di Luglio 2015, iniziata con balli e canti di gioia e finita con lacrime e disperazione.
Grexit potrebbe inoltre produrre un cambiamento degli assetti geopolitici mondiali in quanto la probabilità a quel punto che riceva assistenza finanziaria dalla Russia e dalla Cina sarà quasi scontata, a fronte ovviamente di numerose concessioni logistiche per i due paesi in qualità di salvatori di ultima istanza (logistica dei gasdotti e degli scali marittimi). Inutile dire a questo punto speriamo che Tsipras & Company siano ragionevoli e lungimiranti, perchè sino ad oggi non lo sono stati, anzi. Si sono comportati come giocatori pivelli di poker pensando che ad ogni mano di carte la regola sia sempre bluffare. Questa estate calda (sul piano finanziario) e i sei mesi di costante warning sulla crisi greca dovrebbero far comprendere che la democrazia, in talune condizioni, può diventare la più grande arma di distruzione di massa per una nazione. Delegare mediante referenduim una decisione strategica e critica in un momento in cui vi è disoccupazione dilagante, blocco dei capitali, serrata bancaria, insostenibilità del debito fa molto populista tuttavia rimane una scelta profondamente controproducente. Questo perchè in determinati casi il voto rappresenta più un espressione di malcontento accentuata da spirito di rivalsa. Le voci di presunto accordo di queste ore ne sono una dimostrazione, alla fine il referendum si è trasformato in un boomerang che ora si chiama ultimatum.
Lasciare certe decisioni a chi è abituato a parlare con frasi fatte o con slogan da bar produce generalmente le condizioni per il suicidio finanziario ed economico: l’ho ripetuto spesso, alle volte per fare del bene, bisogna iniziare facendo del male. Molti lettori immagino che non gradiranno queste affermazioni, tuttavia epoche e situazioni straordinarie presuppongono soluzioni e ricette straordinarie. Nel recente report finanziario uscito nel mese di Giugno ho ricordato come negli ultimi tre decenni ogni sette anni si verificano eventi endogeni ed esogeni di portata sistemica che producono shock finanziari e turbolenza economica e politica: pensiamo proprio alla Lehman e prima ancora allo sboom della New Economy. Davanti a noi pertanto abbiamo ancora pochi giorni di spasimante attesa, li passerò con grande apprensione seguendo le varie breaking news e la diretta su Euronews di domenica nella piena consapevolezza che per quanto si possa essere stati prudenti e metodici nella costruzione del proprio portafoglio gli effetti della Grexit colpiranno tutti tanto sul piano finanziario quanto su quello economico. A quel punto possiamo solo sperare che le reti di protezione finanziaria concepite due anni fa (OMT ed ESM) risultino effettivamente efficaci, in quanto lo stesso Draghi ha espresso con titubanza che in caso di Grexit ci inoltreremmo in acque inesplorate.