Se vivete in Spagna come italiani vi capiterà molto spesso di scontrarvi con donne e ragazze spagnole della vostra età o addirittura più giovani che vi accuseranno in senso trasversale di essere maschilisti. Questo solo perchè siete italiani. Come già scritto in altro recente post, in terra iberica gli italiani hanno la nomea di essere maschilisti. Per default, senza se e distinguo. Se parlate invece in Italia con una donna o ragazza dichiaratamente femminista, le argomentazioni che queste generalmente apportano durante una discussione sul mondo del lavoro per ostentare differenze tra uomini e donne sono patetiche ed in taluni casi addirittura ridicole. Non vi è di che stupirsi, gli spagnoli hanno avuto quel disperato di Zapatero che ha distrutto (socialmente ed economicamente) uno dei paesi più belli al mondo, dal canto nostro noi italiani abbiamo avuto per quasi cinque anni forse di peggio. Sto parlando di Laura Boldrini, di cui grazie a Dio, ci siamo definitivamente liberati. Non senza portaci appresso la sua eredità ed il suo imprinting politico. Non mi dilungo ad elencare per quale motivo questa donna ha danneggiato proprio le donne e l’immagine della donna italiana: andate su qualsiasi socials e lo capirete da soli. Tra i molti commenti ridondanti che si ripetono quasi ciclicamente ovunque troviamo: il peggiore presidente della Camera di sempre. Anche a livello mediatico molti autorevoli commentatori politici hanno difficoltà a prendere le distanze da questa opinione: pensiamo solo a quali tematiche questa signora ha dedicato spocchiosamente la sua attenzione, pretendendo che gli altri la assecondassero.
Per quanto con forzature innaturali e leggi discriminatorie si vogliano imporre le pari opportunità tra uomini e donne anche in Italia, alla fine vi è una legge naturale che farà stato fra le parti, facendo decadere tutto questo impianto ideologico dichiaratamente aberrante. Sto parlando della legge di mercato. Il mercato ha sempre ragione, ti insegnano sin dagli inizi se operi sui mercati finanziari. Proprio il mercato e la sua evoluzione infatti detteranno (ma già lo stanno facendo) la fine a questa follia umana, perpetrata dalle elite mondiali per disinnescare la bomba demografica. Negli ultimi due decenni, la disuguaglianza salariale tra uomini e donne si è sempre più affievolita, tanto che in alcuni settori economici non vi differenza alcuna in termini salariali, ovviamente questo vale per le sole economie avanzate occidentali. Il Giappone ad esempio fa già caso a se stante. Questo risultato è stato conseguenza diretta ed indiretta di un maggior accesso delle donne agli studi superiori di formazione, alla emancipazione economica conseguente i movimenti di liberazione femminista di inizio anni Settanta ed infine la suddivisione dei compiti all’interno delle mura domestiche. Insomma basta con la discriminazione incentrata su differenze intellettuali e biologiche che relegano la donna ad un ruolo subalterno, producendo in tal senso le conseguenti differenze sociali. A tutto questo ha fatto (naturalmente) seguito la caduta della natalità in tutti i paesi che sono stati caratterizzati da questa trasformazione sociale. Guardando le conquiste della società moderna (se così possiamo definirle) raggiunte dal mondo femminista verrebbe da dire che il futuro sarà ancor di più donna su tutti i fronti.
Molto presto anche le più patetiche femministe dovranno alzare la bandiera bianca ed arrendersi all’evidenza. Quella del mercato. L’attuale trasformazione che stanno vivendo tutti i settori economici del pianeta in conseguenza delle nuove tecnologie legate al WEB 3.0 riporteranno presto la lancetta indietro di svariati decenni, facendo emergere una differenza abissale tra i due sessi, almeno in ambito salariale ed occupazionale. Citiamo solo cinque grandi cambiamenti tecnologici che stanno cambiando le nostre vite ed i nostri lavori: intelligenza artificiale (AI), realtà aumentata (AR), conversation platform, blockchain ed infine l’internet delle cose (IOT). In passato infatti abbiamo già avuto modo di assistere a qualcosa di simile: la seconda rivoluzione industriale (l’era dei personal computer) ha prodotto uno shock occupazionale decisamente maggiore proprio al sesso femminile che a quello maschile. La maggioranza della manodopera sostituita dalle prime macchine che prima era occupata in attività routinarie manuali (pensiamo alla stenografia) è stata proprio di sesso femminile. Lo sviluppo tecnologico nei decenni successivi ha permesso tuttavia un recupero di competitività ed opportunità: gli elettrodomestici in casa hanno infatti aumentato il tempo disponibile alle donne permettendo loro di disporre di maggior tempo per studiare, formarsi ed apprendere know how professionale o imprenditoriale. Tuttavia il progresso tecnologico sembra ritorcersi contro di loro nuovamente. Il futuro in tal senso appare oscuro e di tono poco incoraggiante.
In primo luogo l’attitudine al cambiamento tecnologico è differente tra i due sessi, quanto sta accadendo pare infatti danneggiare proprio la donna. Secondariamente vi è ancora una forte tipizzazione nei percorsi di formazione accademica con evidenti conseguenze sulle future opportunità occupazionali (pensiamo a quante ragazze studiano statistica o ingegneria informatica). Infine il nuovo modello economico di sviluppo delle interazioni e collaborazioni lavorative non appare decisamente favorire il mondo femminile. Vediamoli nel dettaglio uno ad uno. Scientificamente è stato dimostrato in più contesti sociali che vi sono sostanziali differenze di attitudine nell’assimilare gli apporti di un nuovo sviluppo tecnologico tra uomo e donna. Andate a visitare una software house e comprenderete da soli la risposta. L’innovazione tecnologica in atto ha elevato in misura esponenziale la domanda di lavoratori qualificati con abilità all’interno delle STEM (science, technology, engineering and maths): i percorsi di formazione, sia professionali che accademici, in tali ambiti di studio vedono una presenza preponderante e schiacciante dell’uomo sulla donna. L’attuale trasformazione tecnologica produrrà senza dubbio un ampiamento delle opportunità ed offerte di lavoro, in teoria di possibile accesso anche per il mondo femminile, ovviamente se in presenza di competenze tecnologiche adeguate. Tuttavia allo stesso tempo si possono rilevare minacce sul fronte occupazionale non convenzionali: la maggior parte delle offerte di lavoro in futuro rappresenteranno collaborazioni a tempo determinato con accordi salariali precari e deboli, che per ovvie constatazioni impongono alla donna maggiori sacrifici al suo stile di vita impedendogli di pianificare in tal senso una eventuale maternità.