Siamo nani sulle spalle di giganti. Così sostenava Bernard de Chartres, un filosofo francese vissuto all’inizio del XII secolo: studiare ed analizzare la storia del passato ci aiuta a conseguire un maggior acume per comprendere ed ipotizzare il futuro prossimo. In un periodo storico in cui tutta l’umanità sta facendo i conti con una nuova pandemia e soprattutto i suoi effetti socioeconomici, analizzare quanto accade oltre sette secoli fa ci può aiutare ad essere più preparati anche intellettualmente ad affrontare i nuovi cambianenti conseguenti la diffusione del contagio del coronavirus di Wuhan. Partiamo pertanto facendo un excursus sulla Peste Nera del 1346 ossia l’epidemia di peste bubbonica che colpì l’Europa, l’Asia e l’Africa tra il 1346 ed il 1352. Non abbiamo purtroppo elementi oggettivi circa la sua propagazione anche in America del Nord ed in America Latina, tuttavia solo in Europa la pandemia produsse oltre 20 milioni di morti pari al 30% della popolazione europea di allora. In Asia si hanno stime molto sommarie e non documentate, ma secondo alcuni commentatori di storia medioevale il conto delle perdite sarebbe stato addirittura superiore al 60%.
Proprio come il Coronavirus di Wuhan anche la Peste Nera ha avuto origine e provenienza dall’Asia, più specificatamente nel deserto del Gobi tra Cina e Mongolia. Furono i tartari in quell’epoca a trasformarsi in untori e vettori della pestilenza tra l’Asia e l’Europa. I tartari erano una popolazione errante che stanziava nelle steppe della Mongolia, in un certo senso devono essere considerati come i successori di quello che restava del grande impero di Gengis Khan. Durante la prima metà del XII secolo a causa di una carestia alimentare conseguente ad un improvviso cambiamento climatico iniziarono a scarseggiare i raccolti nella campagne, tanto in Europa quanto in Asia, e questo spinse i ratti della campagne ad avvicinarsi alle aree urbane in cerca di cibo. La peste bubbonica è un’infezione batterica che si contrae a seguito della puntura della pulce del ratto (xenopsylla cheopis). Si ritiene che il passaggio di consegne tra ratto ed essere umano sia stato possibile anche a causa delle scarse condizioni igieniche che caratterizzavano le genti cinesi e mongole di quell’epoca. All’inizio non vi era molta consapevolezza sulla malattia alla sua comparsa, le persone infatti morivano con la tipica eziologia della peste bubbonica e più di tanto non si riusciva a curare i colpiti dalla malattia.
Tuttavia il contagio critico avvenne durante l’assedio di Caffa in Crimea nel 1346 da parte dell’esercito tartaro che già stava somatizzando nei propri ranghi la diffusione del contagio. Caffa, che oggi è conosciuta come Fedosia, allora era chiamata la Regina del Mar Nero in quanto rappresentava un porto mercantile strategico lungo la Via della Seta. Proprio per questo motivo era anche una colonia genovese, che serviva da hub portuale per i traffici mercantili della città di Genova. I tartari per forzare l’assedio e debilitare i suoi abitanti iniziarono a lanciare cadaveri infetti di peste con le catapulte all’interno delle mura di Caffa: di fatto rappresenta il primo esperimento di guerra batteriologica nella storia umana che sia stato documentato. La peste pertanto si diffuse dapprima all’interno della città di Caffa e successivamente si spostò sulle navi genovesi che dal porto di Caffa si diressero nei principali porti del Mediterraneo. Pensiamo per analogia a Wuhan (che è una sorta di Chicago cinese) con il resto del mondo tramite i voli intercontinentali. L’epidemia di peste in Europa si potè considerare superata solo dopo sei anni nel 1352 lasciando un fiume di decine di milioni di morti in tutto il mondo. Le conseguenze socioeconomiche furono altamente impattanti per lo status quo di allora: il crollo demografico produsse una rilevante penuria di braccianti a cui seguì un innalzamento cospicuo dei salari.
Molte terre rimasero abbandonate consentendo il ripopolamento della selvaggina e degli animali da pascolo allo stato brado, i quali fornirono nei decenni successivi maggiori disponibilità di proteine animali a buon mercato che migliorarono le condizioni di salute delle genti europee. L’aumento del costo della manodopera e la ridistribuzione dei terreni produsse un aumento consistente del benessere economico, prodromico alla nascita della piccola borghesia nei decenni successivi. Nella grandi aree urbane come Parigi, Londra e Milano venne istituito per la prima volta il servizio pubblico di raccolta dei rifiuti per evitare la proliferazione dei ratti nei luoghi abitati. Anche sul piano umano si presentarono notevoli cambiamenti: in prima battuta venne riconcepito il rapporto tra il mondo intero e l’umanità, quest’ultima profondamente scossa sul piano spirituale, creando in questo modo le condizioni per la rinascita culturale del Rinascimento nei decenni successivi. Anche la religione pagò pegno: la vendita delle indulgenze e delle confessioni a titolo oneroso da parte della Chiesa Cristiana di Roma durante gli anni della pestilenza crearono le prime discrepanze e contestazioni sulla interpretazione della dottrina cristiana che portarono nei decenni successivi alla nascita dei movimenti di protesta religiosa che produssero ulteriore spaccatura in seno alla cristianesimo (come il protestantesimo ed il calvinismo).