Nella attuale narrativa del dibattito politico italiano il principale tema trattato a livello mediatico rimane ancora l’immigrazione e la sua gestione sul piano umanitario. Quante volte avete udito parlare all’interno di un talk show nazionale di come l’Europa deve volgere il suo sguardo ad occidente e prendere ispirazione dagli Stati Uniti. Non tanto dall’attuale Amministrazione Trump quanto piuttosto dall’origine storica e socioeconomica degli Stati Uniti, intesi questi ultimi come grande nazione forgiata nel tempo da flussi di immigrazione provenienti da altre nazioni. L’America di fatto è stata colonizzata, a scapito delle originarie popolazioni indiane, da orde di immigrati generalmente dai mezzi economici limitati provenienti da altre nazioni. Proprio questo assunto di valenza storica viene richiamato con ridondanza nauseante proprio dalla stampa radical chic nel patetico tentativo di sostenere le proprie tesi aberranti sulla gestione dei flussi di migrazione provenienti dalle coste africane. Paragonare gli Stati Uniti di inizio 1900 con l’Europa odierna dimostra tanto disonestà quanto pochezza intellettuale: negli Stati Uniti di quell’epoca lo stato sociale era ridotto alle minime funzioni vitali (educazione scolastica di base, giustizia ed ordine pubblico), vale a dire che chi arrivava dopo un viaggio transatlantico si doveva letteralmente arrangiare da solo, contando esclusivamente sui propri mezzi economici o sulla sua duttilità lavorativa. Fungevano da ammortizzatori sociali le varie comunità di immigrati che aiutavano i propri connazionali in tutti gli aspetti della vita quotidiana.
Non esisteva per questo l’assistenzialismo di stato ed i nuovi immigrati che quasi settimanalmente arrivavano non pesavano sulla fiscalità diffusa o sui contribuenti di allora. In Europa il quadro sociale è esattamente l’opposto, in quanto tutte le nazioni europee hanno nel tempo sviluppato una ampia rete di protezioni sociali che vanno dall’assistenza sanitaria alla previdenza sociale. Queste protezioni sociali non sono gratuite, si pagano profumatamente tramite la propria contribuzione fiscale. Pertanto chi arriva in Europa in assenza di competenze o elevate qualifiche professionali, non potendo inserirsi nel mondo del lavoro, deve essere mantenuto da chi invece nativo di quelle nazioni sostiene da anni con la propria contribuzione i programmi di assistenza sociale che invece genti di altre nazioni africane ora vogliono sfruttare gratuitamente grazie alla complicità e tracotanza dell’establishment radical chic. Nel corso della loro storia gli Stati Uniti hanno affrontato le problematiche immigratorie con rigide politiche discriminatorie di cui i giornalisti radical chic italiani si guardano bene dal farne menzione in quanto comprometterebbero tutta la loro distorta e fuorviante narrazione. Nel 1921 è stato varato il Emergency Quota Act, conosciuto anche come Immigration Restriction Act, il quale introdusse un sofisticato programma di quote immigrati al fine di non consentire l’ingresso negli Stati Uniti degli immigrati considerati indesiderati (undesirables).
Tale provvedimento di legge doveva garantire il conseguimento di due basilari obiettivi: impedire che entrassero negli Stati Uniti un numero insensato di immigrati non qualificati (unskilled), soprattutto se provenienti dall’Europa Orientale, Mediterranea e dall’Asia ed inoltre che tali ondate immigratorie non modificassero sensibilmente la composizione etnica degli Stati Uniti discendente in larga parte da immigrati di religione protestante provenienti dall’Europa Nord Occidentale. Questo sistema di quote immigrati fu denominato in National Origins Formula ed ha rappresentato l’ossatura portante di tutta la politica immigratoria degli Stati Uniti sino al 1965 quando venne abolito nel 1965 dal Presidente Lindon Johnson, sostituendolo con l’Immigration and Nationality Act: vi rimando a questa videoclip per conoscere le conseguenze aberranti di questa decisione politica. Sul piano pratico pertanto il National Origins Formula limitava l’ingresso di immigrati provenienti dall’Europa Orientale, da quella Mediterranea e dalle nazioni asiatiche, mentre non presupponeva limitazione per gli immigrati provenienti dall’Europa del Nord. In conseguenza del National Origins Formula furono ammessi negli Stati Uniti appena 300.000 immigrati nel 1922 contro gli oltre 800.000 del 1920 ossia in epoca antecedente all’approvazione della legge dove quasi il 90% degli immigrati era solitamente proveniente proprio dalle nazioni messe al bando.
Le motivazioni su cui poggiava l’Immigration Restriction Act erano una economica ed una militare. Quella economica puntava a limitare l’afflusso di immigrati provenienti da nazioni che stavano affrontando la ricostruzione postbellica della Prima Guerra Mondiale, la caduta dell’impero russo, di quello austroungarico e di quello ottomano: pertanto orde di disperati che scappavano dalle loro terre diventate nel frattempo ostili e povere. Gli Stati Uniti all’epoca inoltre stavano affrontando una fase di rallentamento economico con un aumento della disoccupazione interna conseguente proprio la fine della Prima Guerra Mondiale: quando un paese che ha vinto un conflitto militare si ritira dal teatro di guerra, molte persone diventano per questo inattive a fronte di un crollo dell’indotto imputabile proprio allo sforzo bellico. La seconda motivazione, quella militare, è riconducibile ad evidenze scientifiche (qui trovate il link di approfondimento) in ambito eugenetico condotte dallo psicologo e primatologo americano, Robert Yerkes, all’epoca Presidente dell’Associazione Americana di Psicologia. Durante la Prima Guerra Mondiale, sotto la supervisione dell’esercito americano, Yerkes effettuò un milione di test di natura non verbale ai soldati che venivano arruolati, dal quale emerse un risultato poco edificante ossia che i soldati di recente origine immigrata erano meno dotati intellettualmente di quelli che invece non lo erano. Le conclusioni di Yerkes evidenziavano che meno della metà delle reclute bianche aveva un livello di intelligenza appena sufficiente, mentre gli afroamericani (blacks) e coloro che appartenevano alle recenti ondate immigratorie avevano raggiunto i punteggi più bassi in termini di capacità intellettive: il National Origins Formula venne concepito proprio sulla base di questa evidenza scientifica ossia che una immigrazione non qualificata rappresentasse una severa minaccia sia per il potenziale economico che militare degli Stati Uniti.