La crisi di governo del 2019 andata in scena in pieno agosto ha prodotto un ulteriore senso di disgusto nei confronti della classe politica italiana e dei suoi principali attori di scena. Non ci si dovrebbe più di tanto scandalizzare, in un certo senso ormai ne dovremmo essere perfettamente abituati. La repubblica italiana è una forma di stato tutto sommato piuttosto giovane con appena 73 anni, poca cosa rispetto ai 230 anni della repubblica francese, persino la Germania ha almeno un secolo di vita come repubblica. Durante questi 73 anni si sono succedute 18 legislature, vale a dire 18 mandati elettorali affidati ad un parlamento rappresentativo. Stando alla costituzione italiana una legislatura dovrebbe durare cinque anni, eppure se andiamo ad analizzare lo storico delle gesta del parlamento italiano scopriamo che sono appena la metà le legislature che si sono concluse secondo la loro naturale scadenza. Più di metà di questa metà ossia 5 su 9 si sono realizzate tra il 1948 ed il 1968. Pertanto durante il primo ventennio di vita della repubblica italiana si potrebbe dire che almeno il parlamento sembrerebbe riuscito a fare il suo lavoro. Qualcuno potrebbe pensare che lo spessore intellettuale e politico di chi sceglieva la carriera politica era profondamente più elevato di quello della attuale classe dirigente politica: probabilmente è così, tuttavia anche alle prime elezioni politiche del 1948 che diedero vita alla I Legislatura vi era già una ampia platea di partiti e partitini proprio come ai giorni nostri.
Ad esempio nel 1948 sulla scheda elettorale potevate trovare il Movimento Nazionalista per la Democrazia Sociale, il Partito Cristiano Sociale, il Partito dei Contadini d’Italia, il Blocco Nazionale oppure il Partito Monarchico: tutte forze politiche che si attestavano sotto il 4% o in taluni casi appena sopra lo zero. Le restanti nove legislature sono durate da 2 anni a 4 anni, in particolar modo la XI e la XII Legislatura hanno fatto la storia della Repubblica in quanto mai è accaduto che consecutivamente due legislature siano durate appena due anni. Per la cronaca si trattava delle elezioni politiche del 1992 nel caso della XI Legislatura che vedono la nascita del Partito Democratico della Sinistra (PDS) e della Lega Nord come alleanza tra la Lega Lombarda e la Liga Veneta. Inoltre le elezioni del 1992 danno vita al VI Governo Andreotti che segnerà la fine politica della Democrazia Cristiana. Nel caso della XII Legislatura si tratta invece delle elezioni politiche del 1994 che vedono la discesa in campo di Silvio Berlusconi con Forza Italia. Dalla XIII Legislatura si ritorna quasi alla normalità, vale a dire che sino ad oggi tutte durano cinque anni, tranne la XV Legislatura (ricordiamo il Governo Ciampi) che è durata anch’essa due anni. In prima sintesi possiamo dire che l’Italia non appare un paese tanto stabile almeno politicamente visto che sino ad oggi una legislatura su due termina con anticipo rispetto alla sua naturale scadenza costituzionale.
Se passiamo ad analizzare i governi, ci rendiamo conto che siamo innanzi ad una malattia cronica, l’incapacità italiana di far durare un governo: considerando il primo Governo Conte recentemente dimessosi, possiamo contare dal 1948 ben 65 governi in 73 anni. In buona sostanza possiamo dire che la vita media di un governo italiano è statisticamente di 1.12 anni, quindi circa tredici mesi, pertanto il Governo Conte rientra perfettamente nella media. Se andiamo ad analizzare la storia dei governi italiani scopriamo addirittura che vi sono stati svariati governi all’interno di svariate precedenti legislature. Ricordiamo la II Legislatura con sei governi, la III Legislatura con cinque governi, la IV Legislatura con quattro governi (di cui tre di Aldo Moro), la VI Legislatura ancora con sei governi (di cui tre di Mariano Rumor) e si potrebbe andare avanti sino ai giorni nostri, nel migliore dei casi si arriva a due governi per una singola legislatura, ma in questo caso la legislatura non dura cinque anni. Visto da un altro punto di vista non esiste pertanto nella storia della nostra repubblica nessun governo in grado di durare cinque anni consecutivi. Questo assunto rappresenta un elemento di riflessione politica che sembra non interessare a nessuno degli attuali attori della scena politica italiana, nonostante rappresenti una delle priorità nazionali da risolvere quanto prima ed in forma definitiva.
Qualcuno potrebbe obiettare che questo impasse è in qualche modo causato da un dettato costituzionale troppo pomposo ed articolato concepito più per far cadere i governi che per farli durare. Effettivamente se pensiamo a chi ha scritto la Costituzione italiana e a quali finalità doveva sottostare, si potrebbe anche credere a questo assunto. Tuttavia se andiamo ad analizzare i governi del Regno d’Italia vale a dire il periodo tra il 1861 ed il 1948 scopriamo che vi sono stati anche in questo caso 65 governi, alcuni dei quali sono durati appena qualche mese, ad esempio il Governo di Tommaso Tittoni nel 1905 ha avuto una vita di appena 12 giorni, di fatto il governo più breve della storia italiana. Se consideriamo anche il Regno d’Italia scopriamo che il politico che ha governato più a lungo è stato Benito Mussolini con 7572 giorni consecutivi, staccato di molto, al secondo posto troviamo Giovanni Giolitti con 3780 giorni ma non tutti consecutivi (spalmati in cinque governi) ed al terzio posto Agostino De Petris con 3069 giorni spalmati su tre mandati di governo. Perciò anche estendendo la nostra base di calcolo anche al Regno d’Italia non abbiamo sorprese, quanto una ulteriore conferma: statisticamente un governo in Italia dura 1.12 anni. A questo punto dovrebbe essere una priorità nazionale indire una nuova assemblea costituente per definire i nuovi concetti ideologici di ispirazione per il funzionamento e la stabilità dei nuovi e prossimi governi. L’unica strada da percorrere in tal senso sembrerebbe pertanto quella della repubblica presidenziale come gli Stati Uniti abbandonando definitivamente la fallimentare esperienza della repubblica parlamentare.