Come menzionato all’interno di altri precedenti editoriali, il momentum demografico della popolazione umana rappresenta la priorità mondiale da disinnescare. Questo almeno secondo le elite che stabiliscono quale road map debba intraprendere il genere umano nel prossimo futuro. Tuttavia questa priorità non deve in alcun modo essere ostentata e celebrata dai media asserviti alle elite sovranazionali in quanto la soluzione logica, razionale e naturale a questo assunto mondiale sarebbe difficile da spiegare anche sul piano politico e religioso oltre che farlo accettare sommessamente alle masse. In un mondo in cui ogni cinque giorni la popolazione mondiale aumenta al netto delle morti di un milione di essere umani, il conto alla rovescia per la nostra autodistruzione non è poi cosi tanto lontano in assenza di meccanismi coercitivi di controllo. In questo momento epocale si intuisce piuttosto facilmente come esista e sia ridondante una tendenza mondiale volta a sovvertire gli equilibri sociali ed i comportamenti sessuali che le leggi naturali hanno invece forgiato per milioni di anni. La popolazione umana deve modificare il suo naturale orientamento sessuale, prediligendo una sessualità incentrata sulla diversità di genere, quasi come se tutto questo fosse un mantra imperante imposto dall’alto. Chiunque sia eterosessuale infatti rappresenta secondo questa logica di pensiero una minaccia.
Non si deve permettere che il comportamento eterosessuale prosperi e venga istituzionalmente difeso: solo in questo modo si potrà arrivare entro 25 anni ad avere oltre il 60% della popolazione mondiale che avrà modificato il proprio orientamento sessuale, prediligendo pertanto quello di identità di genere. Una coppia eterosessuale può concepire quando e come gli pare, ovviamente se si trova in buona salute e con una età ragionevolmente adatta al concepimento. Una coppia il cui orientamento sessuale predilige l’identità di genere non può concepire naturalmente, ma deve ricorrere a vari espedienti non di certo naturali per tentare di procreare (pensiamo all’affitto d’utero o l’inseminazione artificiale). Ovviamente tutto questo oggi è consentito non trasversalmente a livello mondiale, ma solo da alcuni paesi che (per adesso) consentono tali soluzioni per la procreazione cosiddetta assistita: tale fenomeno ha infatti dato vita al penoso fenomeno del turismo della riproduzione. L’obiettivo delle elite dominanti si basa proprio su questo assunto: condurre le masse (opportunamente indottrinate e raggirate sull’identità di genere) ad accettare come conseguenza collaterale di un cambio di orientamento sessuale della nostra specie la necessità di istituire le quote nascita per il mantenimento e preservazione della specie. Fermatevi a riflettere un momento.
Se si imponesse oggi il controllo delle nascite con una popolazione mondiale in abbondanza dichiaratamente eterosessuale assisteremmo a guerre civili, soprattutto sui paesi occidentali che sono stati succubi della spocchiosa propaganda nazifemminista degli ultimi due decenni. Tuttavia se si imporrà il controllo delle nascite (attraverso le quote nascita) con una popolazione che avrà per quasi ¾ modificato il proprio orientamento sessuale prediligendo l’identità di genere in questo caso il processo di adozione non solo sarà accettato senza tanti ostracismi, ma addirittura possiamo ipotizzare che sarà anche invocato. Sul piano teorico si deve fare il possibile per indurvi a credere che i governi stiano delineando misure specifiche atte a sostenere ed incentivare le nascite, di fatto con una magistrale propaganda mediatica sono riusciti a trasformare il fare figli in un lusso disponibile per pochi o peggio in un fardello antipatico che impedisce di vivere la vita secondo i nuovi bisogni sociali. Le elite che tentano di disinnescare il momentum demografico e soprattutto gli effetti della sovrappopolazione non possono esplicitamente dirvi che il diritto alla procreazione di ogni individuo sarà d’ora innanzi contingentato, meglio piuttosto creare e fomentare le condizioni sociali ed ambientali per cui sarete voi stessi a non procreare cassando l’istinto naturale. Se fosse infatti una imposizione normativa (ricordiamoci la Cina di Deng Xiaoping) le conseguenze in termini di conflittualità sociale sarebbero devastanti: immaginate solo l’inconferente dialettica femminista in tal senso.
Tra l’altro sono state proprio le femministe le prime a cadere nell’indottrinamento globale sulla parità dei sessi, sulla emancipazione sociale e sulla libertà sessuale. Purtroppo nelle economie avanzate, le donne oggi vivono somatizzando di continuo il loro status di madri mancate od assenti, non potendo educare correttamente i propri figli, vivendo in perenne rivalità familiare con il proprio partner, nell’impossibilità naturale di conciliare una carriera con una famiglia. Solo il nazifemminismo dilagante di inizio millennio poteva permettere l’accettazione ed il diffondersi della figura della madre surrogata o dell’affitto d’utero, trasformando il corpo della donna in un oggetto in vendita al miglior offerente ed umiliandone la dignità come essere umano. Con una popolazione mondiale non più eterossessuale in via preponderante, grazie alla fuorviante narrativa delle lobby che enfatizzano la diversità di genere, sarà possibile gestire il controllo delle nascite, tramite l’istituzione delle quote nascite. Dal punto di vista pratico una authority sovranazionale (che sarà invocata a gran voce) determinerà quante nascite potranno esserci in una determinata finestra temporale per una specifica area geografica. L’aspetto decisamente aberrante di questo scenario futuro è rappresentato dalla selettività al diritto alla procreazione. Significa che il ricorso alla procreazione assistita non sarà universale, ma avrà una valenza concessoria ossia verrà riconosciuto solo alle coppie non eterosessuali con determinati requisiti specifici (quoziente intelligenza, tenore reddituale, formazione scolastica, classe sociale e cosi via discorrendo). Il controllo demografico in questo caso sarà totalitario ed assoluto. Nell’interesse di quello che sarà allora la nostra specie.