Si legge sempre più spesso nei media nazionali che entro dieci anni (se non addirittura prima) oltre la metà delle attuali professioni e mestieri è destinata a essere sostituita dall’intelligenza artificiale con tutte le sue varianti o peggio addirittura a scomparire. Chi dovrebbe preoccuparsi in prima battuta di questa metamorfosi epocale del mercato del lavoro dovrebbero essere i genitori con figli in età adolescenziale per cercare di indirizzarli verso percorsi di formazione professionale ed accademica il più possibile sensati. Questo è quello che dovrebbe accadere, quello che vedo invece sono genitori che assecondano ed in taluni casi addirittura giustificano i figli nelle loro scelte (folli) di formazione universitaria. Non mi dilungo sulle varianti esotiche di numerosissimi diplomi universitari (leggasi lauree brevi) che non valgono e servono letteralmente a niente. Forse a poter dire di essere laureati, anche se con il vecchio ordinamento (laurea quadriennale) vi è un abisso di differenza. Le lauree brevi odierne possono essere paragonate agli album delle figurine, vale a dire che rappresentano solo una collezione folkloristica di esami ridicoli letteralmente inventati in questi ultimi dieci anni per consentire di poter ottenere con facilità e senza grandi sforzi un riconoscimento accademico da riportare sul proprio curriculum.
Come già menzionato in precedenti post vi sono ormai centinaia di nuovi mestieri di ultima generazione cui né la scuola e né l’università sono in grado di prepararvi: soprattutto in Italia in cui la maggior parte dei laureati con diploma universitario viene sfornata da percorsi di formazione a sfondo sociale ed umanistico. Ormai è necessario rendersi conto di come la propria formazione e competenza in vista di un inserimento ben retribuito e stabile sul mercato del lavoro possa scaturire anche da percorsi di apprendimento non convenzionali, magari meno costosi e più pratici, atti a cavalcare le attuali trasformazioni epocali. Tra le numerose professioni che stanno da tempo emergendo anche come realtà di lavoro autonomo vi è quella dell’edutuber, termine che deriva dall’elisione di due parole: educational youtuber. Si tratta di una particolare categoria di youtuber che si occupa di offrire formazione ed informazione mediante la pubblicazione periodica di videoclip di contenuto sostanzialmente educativo. Il potenziale di questa professione è stato recentemente espresso anche da una ricerca di Google dalla quale emerge come sette utenti su dieci ricerchi su YouTube non tanto contenuti musicali o divertimento, quanto piuttosto formazione generalmente di natura accademica/scolastica, e YouTube di fatto è il secondo motore di ricerca al mondo. Sempre Google ci dice che ogni giorno vengono realizzati un miliardo di visualizzazioni di videoclip correlate all’apprendimento scolastico ed accademico.
Tra il 2018 ed il 2019 i canali cosiddetti divulgativi sono cresciuti del 50% ed alcuni di loro hanno già raggiunto più di dieci milioni di followers: attenzione non stiamo parlando di gamer, rapper o food vlogger, quanto piuttosto di veri e propri docenti di matematica, fisica e chimica, che di solito svolgono la loro lezione in lingua inglese o spagnola, avendo pertanto una platea potenziale di allievi che può superare il miliardo di allievi. Molti adolescenti sognano di diventare youtuber semplicemente caricando stupidaggini nella speranza che diventino virali all’interno delle loro cerchie sociali, tuttavia per trasformare la produzione di video su YouTube in un’attività remunerativa e prestigiosa è necessario avere contenuti di qualità che spesso scaturiscono da competenza ed esperienza professionale o imprenditoriale. Senza contenuti di qualità (espressi tra l’altro magari in lingua inglese) appare arduo infatti creare un’ampia community di followers che cresce progressivamente nel tempo. Gli edutubers in tal senso si stanno trasformando in un fenomeno occupazionale tutt’altro che secondario, in quanto in presenza di oggettive capacità di insegnamento possono creare una vera e propria cattedra online che consente una remunerazione notevolmente superiore a quella offerta da un impiego pubblico.
Dopo tutto i migliaia di endorsement ricevuti proprio dagli stessi studenti tramite i forum di discussione scolastica invitano ad approfondire alcune materie scolastiche in vista di una interrogazione o di un compito in classe a studiare anche la lezione online di un edutuber che sul tema ha pubblicato numerosi interventi a sfondo didattico. Una volta si andava a ripetizioni private con un docente esterno alla scuola che poteva costare anche parecchio denaro per ogni ora che vi dedicava in qualità di private tutor, ora questo è stato surclassato ampiamente dalla presenza cospicua di edutubers che offrono un valido ausilio (gratuito) a chi dovesse necessitare di approfondire alcune tematiche specifiche. Per questo motivo molti docenti della scuola pubblica hanno abbandonato l’impiego pubblico per dedicarsi ad insegnare alle loro classi esclusivamente online mediante il proprio canale YouTube ed anche sessioni private di tutoring online a pagamento. I docenti che si sono smarcati per primi in tal senso sono stati quelli di lingua, soprattutto se di madre lingua, arrivando a creare classi virtuali con allievi in cui determinati moduli didattici di approfondimento vengono resi disponibili a fronte di un abbonamento mensile di pochi euro. Molto probabilmente nel corso dei prossimi anni il fenomeno dell’e-learning produrrà i suoi effetti anche nel settore pubblico, mettendo in discussione tutto l’apparato didattico ed il corpo docente: proprio come sta avvenendo per numerosi altre attività economiche che sappiamo sono destinate a scomparire nei prossimi anni.