Nonostante sia ancora il principale motore per l’economia della California, qualcosa sembra essere andato storto nella Silicon Valley. Con questo soprannome si suole generalmente definire la parte meridionale della Baia di San Francisco, il suo nome toponomastico sarebbe la Valle di Santa Clara, nella omonima contea di Santa Clara. L’appellativo di Silicon Valley risale giornalisticamente al 1971 quando al principio in questa contea era presente una elevata concentrazione di fabbricanti di semiconduttori e di microchip (basati appunto sul silicio), che divennero attrattori negli anni successivi della nascita e l’insediamento di note aziende di computer, produttori di software e fornitori di servizi di rete: tanto per fare alcuni nomi possiamo citare Apple, Google, Yahoo, Facebook, Intel, Cisco, Xerox, Paypal e Netflix. Tuttavia la prima azienda conosciuta a livello mondiale ad insediarsi in quella che sarebbe diventata in seguito la Silicon Valley è stata HP, fondata da due studenti di Stanford nel 1939, rispettivamente Bill Hewlett e David Packard, i quali ebbero come prima sede operativa un frugale garage a Palo Alto. La Silicon Valley a distanza di ottant’anni da quel primo insediamento produttivo fa i conti con una crisi sistemica del suo modello di sviluppo che pone in seria discussione la sua leadership tecnologica nei prossimi anni.
I tre fattori che stanno mutando il mood economico della Silicon Valley sono riconducibili rispettivamente ai costi esorbitanti per l’acquisto di un’abitazione ed il costo medio della vita di tutti i giorni, una mobilità pesantemente compromessa per il traffico automobilistico che gravita sull’intera area metropolitana ed il continuo e progressivo aumento del numero degli indigenti che vivono letteralmente per le strade. Andiamo per gradi e vediamo assieme il tutto sul piano analitico. Paradossalmente proprio le grandi aziende tech sono le principali imputate tanto della fortuna quanto del suo attuale declino a causa delle sistematica ed incessante ricerca ed attrazione di talenti necessari allo sviluppo tecnologico ed alla crescita economica. La Silicon Valley avrebbe più senso chiamarla Immigrants Valley visto che piu del 70% della popolazione sono immigrati che provengono da altre parti del mondo molto lontane. Oltre 50 anni fa la popolazione urbana era costituita prevalentemente da una mescola di afroamericani ed ispanici, mentre oggi sono presenti in via maggioritaria bianchi caucasici ed asiatici, soprattutto indiani, cinesi e vietnamiti, tutti importati dall’estero per le loro competenze e qualifiche professionali necessarie ai settori hi-tech. Considerate che solo a Palo Alto, dove ha sede la prestigiosa Stanford University, la percentuale degli afroamericani è tra le più basse di tutte le grandi città statunitensi ossia meno del 2%.
Se vuoi avere successo devi avere talenti nella tua impresa, se vuoi avere talenti devi essere disposto a pagare profumatamente chi si distingue per abilità e competenze, le quali ovviamente vengono profumatamente remunerate. In meno di due decadi l’area metropolitana di San Francisco, grazie al successo delle sue aziende high-tech, si è ritrovata con più di cinquanta multimilionari ed oltre diecimila milionari, producendo letteralmente una polarizzazione sociale: o sei molto ricco o sei molto povero. Il prezzo medio delle abitazioni è quadruplicato in meno di dieci anni, arrivando a prezzare oltre un milione di dollari anche una normalissima abitazione per un semplice lavoratore dipendente. Ovviamente questo tipo di fenomeno di mercato ha impattato direttamente anche sugli affitti e sul costo della vita di tutti i giorni: migliaia di persone sono state costrette a spostarsi in aree urbane periferiche molto lontane dal cuore di San Francisco in modo da poter continuare a sostenere con il loro lavoro il costo della vita di tutti i giorni. Tuttavia questo significa accettare di perdere quattro ore ogni giorno per recarsi al lavoro e rincasare. La situazione è talmente disperata che molti giovani speranzosi trasferitisi nella Silicon Valley, una volta perso il loro posto di lavoro perchè la loro start-up ha fallito o l’azienda per cui lavoravano ha dovuto diminuire l’organico, sono stati costretti a vivere in auto o nella migliore delle ipotesi in caravan, perchè gli affitti sono alla portata solo di chi è decisamente molto abbiente.
Tutto il modello di sviluppo della Silicon Valley è seriamente in discussione se non a rischio vero e proprio: come si può lanciare una start-up innovativa in un garage se quel garage costa più di 500.000 dollari ? La situazione è talmente allarmante che Google per arginare il tutto ha investito un miliardo di dollari per la costruzione di case popolari entro i prossimi dieci anni unitamente a programmi di sostegno sociale nei confronti di chi non si possa permettere l’affitto di una casa. Provate a prenotare una camera d’albergo su Booking.com nell’area di San Francisco capirete voi stessi i prezzi folli per un solo giorno di permanenza: in ostello con alloggio in camere dormitorio una sola notte può costare oltre 70 dollari. Sul piano pratico pertanto la Silicon Valley sta limitando profondamente l’attrazione di risorse umane con idee e talento professionale, proprio ciò che serve alle big corporations per continuare ad innovare, fare ricerca e mantenere la loro leadership a livello mondiale. Lo stesso tipo di criticità sta caratterizzando anche Seattle e tutto il suo hinterland: ricordiamo che nella capitale dello stato di Washington vi hanno sede la Microsoft ed Amazon. Per questo motivo oltre il 60% dei giovani laureati hanno ormai in programma l’idea di abbandonare la Silicon Valley vista l’impossibilità di realizzare i loro sogni come giovani startuppers. Per questo motivo alcuni grandi attori del settore high-tech come Apple ed Amazon stanno pianificando di spostare una parte consistente delle loro attività strategiche guardando ad altre zone potenzialmente interessanti per il loro environment accademico che tuttavia non sono irrimediabilmente iperinflazionate come San Francisco o Seattle.