In quest’epoca storica, almeno nelle economie avanzate europee, i temi politicamente piu delicati e controversi che producono il contrasto e lo scontro dialettico tra chi governa e chi sta all’opposizione sono la riforma delle pensioni e la gestione dell’immigrazione. Alla fine della scorso mese in Italia abbiamo potuto ascoltare le esternazioni di Tito Boeri il quale dall’alto della sua carica pubblica ha pontificato sostenendo che gli immigrati pagheranno le pensioni degli italiani e che pertanto compromettere l’attuale politica di gestione dei flussi immigratoria potrebbe produrre conseguenze deleterie sulla previdenza nazionale. Ognuno di noi ormai ha una propria idea e prospettiva su queste due tematiche che riguardano il futuro e la sostenibilità finanziaria del proprio paese: di certo possiamo affermare che mediaticamente tali argomenti vengono affrontati in Italia con molta faziosità stante la compiacenza politica di quasi tutte le testate giornalistiche nei confronti di una sola parte politica oltre alla spocchiosità irriverente di numerosi conduttori televisivi. Il messaggio sotto traccia che scaturisce dalla loro rappresentazione e manipolazione della narrazione è infatti univoco: gli immigrati sono fondamentali per il sistema economico italiano e le pensioni devono essere alzate oppure in alternativa si devono abbassare gli anni di anzianità contributiva. Ne abbiamo già discusso invece all’interno di una recente clip di come una immigrazione di massa non qualificata produrrà nel medio termine il default dello stato sociale, questo proprio in virtù delle dinamiche interne che contraddistinguono anche l’Italia.
Per fortuna le soluzioni esistono, ma purtroppo non sono politicamente percorribili, in quanto produrrebbero il suicidio politico di chi desiderasse implementarle. Questo presuppone pertanto che la soluzione finale sarà imposta dall’alto in assenza di riscontri democratici quando finanziariamente il tutto sarà ormai insostenibile per la fiscalità diffusa. Sostanzialmente lo stesso che dovrebbe accadere anche con il global warning: quando sarò troppo tardi si gestiranno le emergenze ed urgenze in assenza di concertazione democratica. A quel punto milioni di pensionati verranno svegliati brutalmente dal loro innocente torpore e prenderanno coscienza della realtà circostante. Il tema pensioni ha una priorità superiore a quello dell’immigrazione, in quanto nel primo caso si stratta di gestire contabilmente delle poste finanziarie mentre nel secondo caso si tratta di difendere e controllare fisicamente un territorio. Solo il tema dei rimpatri se sarà effettivamente implementato necessita di almeno cinque anni nella migliore delle ipotesi con costi difficilmente quantificabili anticipatamente. Stando all’opinione pubblica italiana, le pensioni erogate sono basse e dovrebbero per questo essere fatte lievitare: anche l’eta per andare in pensione dovrebbe essere accorciata. Purtroppo la moltitudine della popolazione non ha ancora ben presente che sta andando in scena uno Schema Ponzi dalle proporzioni immani e chi oggi riceve una pensione calcolata con il metodo retributivo ha di fatto vinto con un gratta e vinci.
In altri paesi europei (Francia, Spagna e Germania) il quadro complessivo non è tanto differente, l’unico elemento più rincuorante è dato dalla diversa propulsione alla crescita economica che in questo modo produce un maggior gettito fiscale dal quale si può attingere per dare sostenibilità al rispettivo Schema Ponzi della propria previdenza nazionale. Come ogni schema piramidale per essere sostenibile ha bisogno di una base molto ampia per non collassare su se stesso: per questo motivo si importano analfabeti funzionali in massa dall’Africa, non perchè questi pagheranno le pensioni, ma perchè si ritiene (con molta presunzione) che in qualche modo contribuiranno alla crescita demografica e alla crescita economica grazie ad i consumi che indurranno. Sia chiaro che questo modello per la gestione del deficit demografico nazionale, strettamente correlato con la sostenibilità delle pensioni, è ampiamente rischioso: nessuno infatti può con certezza affermare che avrà successo. Si è scelta questa strada in quanto rappresenta quella più economica e veloce. Attenzione che spesso la fretta è purtroppo una cattiva consigliera. Il quadro inoltre nel complesso risulta molto più problematico e di quello che si possa immaginare a causa dei baby boomers. Stiamo parlando di persone, anche in Italia, che sono nate tra il 1946 ed il 1963, le quali sono in pensione o ci sono appena andate da poco: rappresentano la generazione più numerosa della storia umana oltre che essere anche la generazione più egoista in ogni senso.
Chi è pensionato de appartiene a tale fascia generazionale ha potuto infatti godere di protezioni e garanzie sociali e previdenziali che nessun altra generazione ha ottenuto e mai in futuro otterrà. Chi è giovane di fatto sta pagando la pensione proprio a questa parte della popolazione, una generazione che ha strumentalizzato la politica nazionale a proprio piacimento scaricando sulle successive generazioni tutti i costi e regali sociali che sono stati concepiti e realizzati. Queste stesse persone oggi hanno un peso politico ed economico che nessun altra generazione potrà mai avere e questo pertanto produce uno stallo politico volto a non modificare lo status quo attuale. Tutto è infatti riconducibile alle pretese ed assunti egoistici della generazione dei baby boomers: quello che ho sono diritti acquisiti, a pagare saranno altri, nessuno si può permettere di mettermi le mani dentro al portafoglio, la mia pensione non è in discussione, semmai dovrà esserla quella di altri dopo di me. Se ci pensiamo bene tutto è imputabile proprio a loro: dalla gestione disinvolta delle finanze pubbliche sino alla razionalizzazione delle pensioni future per consentire la preservazione di quelle loro attuali. Tuttavia stando ad altri contenitori di analisi di pensiero socioeconomico indipendente si ipotizza che saranno proprio le generazioni degli africani importati e quelle future dei loro discendenti che riusciranno politicamente ad organizzarsi per interrompere questo Schema Ponzi modificando e razionalizzando numerosi privilegi che sono stati concessi e mantenuti nei confronti proprio dei baby boomers.