Dalla scorsa settimana sono stato sommerso di richieste via email di lettori e followers che vogliono proteggere e tutelare il proprio patrimonio da un possibile (e sempre più probabile) default del nostro Paese ed anche da un inasprimento della fiscalità diffusa che indirizzerà tutta la sua aggressività ed attenzione verso i patrimoni di media entità, tanto mobiliari quanto immobiliari. Sembra che questa paura ed ansia sia stata indotta dalla trasmissione di Santoro, Servizio Pubblico, durante la quale è stato intervistato l’economista francese, Thomas Piketty, il quale delinea all’interno del suo recente libro – Il Capitale nel XXI secolo – come il nostro Paese dovrebbe istituire una super tassazione sui trasferimenti dei patrimoni tra diverse generazioni ed in parallelo un prelievo una tantum sui patrimoni mobiliari per ottemperare ad ideali di equità sociale. In sintesi l’economista francese ritiene sensato implementare una tassazione sulla ricchezza per redistribuire la stessa sulla popolazione e contenere la diseguaglianza tra le classi sociali. Personalmente il tutto mi ricorda il marxismo ed il comunismo. Ognuno di noi ha la propria idea su questi modelli economici, che ricordiamolo hanno fallito in tutto il mondo e permangono stile reperto archeologico in due Stati vetrina, Korea del Nord e Cuba.
Inutile provare a classificare le motivazioni e le configurazioni di patrimonio che ogni lettore vorrebbe tutelare o schermare: ognuno fa casistica a sé. Per dare una risposta esaustiva e definitiva a queste inquietudine vi è solo una soluzione: il trust. Quest’ultimo è uno strumento giuridico di diritto anglosassone che consente ad un soggetto, denominato disponente (in inglese settlor) di affidare e trasferire in proprietà ad un altro soggetto di sua fiducia, denominato trustee, uno o più beni affinchè quest’ultimo ne assuma il controllo e li gestisca per le finalità stabilite dal disponente e nell’interesse di uno o più beneficiari. I beni costituiti in trust danno vita a un patrimonio separato rispetto ai beni residui che compongono il patrimonio del disponente, del trustee e dei beneficiari. La conseguenza più importante di una simile architettura giuridica è che qualunque vicenda personale e patrimoniale che colpisca i soggetti prima citati, non travolgerà mai i beni in trust, che non potranno, quindi, essere aggrediti dai loro creditori personali e nemmeno subire gli effetti di un eventuale fallimento del trustee, del disponente o dei beneficiari.
Per usare un’espressione cara alla dottrina che si è occupata della materia dei patrimoni separati, possiamo dire che i beni conferiti nel fondo in trust sono a tutti gli effetti segregati e blindati. Visto il proliferare di trustee appartenenti a gruppi bancari, società fiduciarie o studi legali, per ogni trust viene usualmente anche nominato un protector (guardiano o vigilante del trust) al quale, sia esso persona fisica che giuridica, viene affidato il compito di vigilare sulla corretta esecuzione da parte del trustee della volontà del disponente, nonché di essere interpellato dal trustee prima del compimento di determinati atti di amministrazione richiesti dal settlor. Professionalmente ho avuto modo di approfondire la tematica del trust in svariati contesti mediatici ed anche attraverso videoclip pubblicate su YouTube. In Unione Europea la nazione che consente di istituire un trust con il migliore assetto giuridico e le maggiori tutele per il settlor ed i beneficiari è Malta, soprattutto in forza sia della economicità dei costi di istituzione e di mantenimento dello strumento e sia per la tutela che il Paese offre ai soggetti coinvolti grazie alla presenza di una ferrea legislazione dedicata sullo strumento e la supervisione di una authority di vigilanza (MFSA) sull’operato delle trust company.
Spesso si sente dire da professionisti italiani che per istituire un trust bisogna avere un patrimonio la cui capienza sia di milioni e milioni per giustificarne l’economicità. Questo può essere veritiero per alcune giurisdizioni come la Svizzera, l’Inghilterra o il Lussemburgo, in cui i costi di mantenimento possono essere significativamente impegnativi su base annua e pertanto necessitano di una dimensione di patrimonio minimo al fine di non compromettere la sua consistenza e la sua finalità. Malta da questo punto di vista si dimostra non solo un’oasi di stabilità e sicurezza finanziaria, ma anche e soprattutto la piazza più competitiva rispetto alla concorrenza europea, visto che consente di valutare l’istituzione di un trust di diritto maltese anche per chi detiene patrimoni finanziari (da 250.000 euro in su) la cui entità è decisamente modesta rispetto alle dimensioni convenzionali cui puntano i paesi concorrenti. La presenza di oltre 140 trust company ed un sistema bancario che lo scorso anno è stato considerato dalla BCE come il più sicuro in Unione Europea per le caratteristiche strutturali delle sue sei banche domestiche mettono ancora una volta in luce quest’isola nel Mediterraneo per le sue straordinarie opportunità finanziarie in termini di tutela e segregazione dei patrimoni.